Pokemon Go: è già mania

Se camminando per strada vi capita di vedere gruppi di persone (prevalentemente giovani, ma anche un buon numero di adulti) con lo sguardo ipnotizzato fisso sullo schermo del proprio smartphone, probabilmente vi siete imbattuti in cacciatori di Pokemon alla ricerca della loro prossima preda.

Pokemon Go è un gioco per smartphone e tablet ideato da una startap di San Francisco di proprietà di Google (ora indipendente): la Niantic Labs che ha lanciato il gioco sul mercato all’inizio di Luglio e che ha già guadagnato una fortuna, battendo tutti i record precedenti.

Come funziona perché’ è un tale successo?

Pokemon Go rappresenta un’innovazione assoluta rispetto a tutti i videogiochi esistenti sul mercato. Il gioco riprende un tema di un anime molto diffuso e popolare a metà degli anni ’90 e tocca, per questo motivo, corde nostalgiche nell’animo di chi è stato bambino o adolescente in quegli anni.

Ma la vera novità di questo gioco (scaricabile gratuitamente con un’app compatibile sia con iOS che con Android) è che, per la prima volta, mondo reale e mondo digitale vengono uniti grazie all’innovativa tecnologia della realtà aumentata. Una volta scaricata l’applicazione, sullo schermo del telefono compare una mappa che sfrutta il Gps per riprodurre la zona reale in cui si trova il giocatore che da quel momento in poi va alla ricerca di Pokemon.

I Pokemon, dai più comuni ai più rari, sono prodotti di un algoritmo della Niantic e possono comparire ovunque. Una volta individuata la preda, il giocatore deve utilizzare una sfera (proprio come nel cartone animato) per catturarla. Una volta preso il Pokemon è possibile farlo allenare e utilizzarlo per sfidare altri cacciatori e allenatori.

Episodi curiosi

Come potrete ben immaginare, Pokemon Go è diventata una mania e non sono mancate situazioni curiose o preoccupanti legate al gioco. Per esempio, una bambina a Riverton, Wyoming, ha ritrovato il cadavere di un uomo in un fiume mentre cercava di catturare un Pokemon. In Missouri bande di delinquenti attiravano giocatori in aree isolate per derubarli.

Un venticinquenne di Auckland ha lasciato il lavoro per diventare un allenatore di Pokemon e proseguire la sua ricerca a tempi pieno (e non è l’unico). A Central Park, New York, si sono accalcate migliaia di persone (alcune anche scendendo al volo dall’automobile) per catturare un Pokemon molto raro. Molti guidatori sono stati distratti alla guida per cercare Pokemon e hanno provocato degli incidenti – tanto da costringere le autorità stradali a far apparire la scritta “Don’t Pokemon and drive” (“Non giocare a Pokemon mentre si guida”) in più di un’autostrada.

Ma non è finita qui, pensate che una società si offre di camminare al posto vostro – a pagamento si intende – per catturare più Pokemon possibili. Queste sono solo alcune delle storie di ordinaria follia legate a questo fenomeno di massa che sembra destinato a durare a lungo.

Mangiare cioccolato: sì o no?

Si sentono tante storie e tante voci riguardo i vantaggi e gli svantaggi di mangiare cioccolato, in questo articolo cercheremo di fare luce sulle principali dicerie, distinguendo tra i motivi per cui è consigliato mangiarlo e ragioni per non farlo.

Il cioccolato è un alimento con molte proprietà e in grado di agire e influire su molte funzioni del corpo umano, come vedremo può avere molti effetti positivi, ma rischia anche di creare dipendenza e poi, si sa, è sempre meglio non esagerare.

I pro

Molti studi suggeriscono che il cioccolato sia un vero e proprio toccasana per la salute ed il benessere personale: ciò è dovuto a delle sostanze molto importanti per l’organismo che sono contenute nel cacao, come antiossidanti, flavonoidi e polifenoli. Una delle qualità principali del cioccolato è di essere un prezioso (e gustoso) alleato nella lotta contro lo stress, la depressione e l’ipertensione.

In particolare, il cioccolato fondente è estremamente ricco di magnesio che aiuta a combattere nervosismo e irritabilità; inoltre è in grado di stimolare la produzione di ormoni che agiscono da antistress naturali e di facilitare il flusso sanguigno cerebrale, affievolendo, così, gli stati depressivi.

Un altro punto a favore del consumo di cioccolato è portato dal fatto che l’assunzione di cacao permetta di ridurre i livelli di colesterolo cattivo e di aumentare quelli di colesterolo buono nel sangue. Infine, ultimo ma non ultimo, il cioccolato è anche un afrodisiaco naturale, in grado di aumentare il desiderio in uomini e donne grazie alla presenza di sostanze eccitanti come la feniletilamina e la teobromina.

I contro

Benché il cioccolato sia un alimento ricco di nutrienti e dotato di proprietà benefiche per la salute, come abbiamo visto, è sempre meglio non abusarne. In particolare, chi soffre di patologie come obesità, diabete o sindrome del colon irritabile dovrebbe evitare di assumere grandi quantità di cioccolato. Lo stesso vale per chi ha problemi nel processo digestivo o è allergico al cacao.

In questi casi (tranne nel caso dell’allergia al cacao), non è sempre detto che eliminare del tutto il cioccolato sia la soluzione ideale. Per quanto riguarda l’obesità, non è ancora stata trovata una correlazione diretta tra la patologia e l’assunzione di cioccolato; tuttavia, se si sta cercando di perdere peso è meglio evitare o limitare alimenti molto calorici e ricchi di zuccheri.

Parlando di zuccheri, i diabetici chiaramente devono stare attenti all’assunzione di cibi dolci, anche se studi recenti hanno dimostrato che il cioccolato non provoca un aumento repentino degli zuccheri nel sangue che seguono, invece, una crescita più regolare.

Insomma, come per tutti gli alimenti, bisogna evitare gli eccessi. Per chi è in buona salute un po’ di cioccolato non guasta mai, anzi, abbiamo visto che può essere un toccasana. Per chi soffre delle patologie di cui abbiamo parlato, è consigliato consultare un medico e concedersi qualche sgarro alla dieta solo di tanto in tanto.

Olimpiadi Rio: quello che dovreste sapere sul team dei rifugiati

La mole di rifugiati causati dai conflitti mondiali ed in particolare dalla guerra in Siria, ormai al quinto anno di combattimenti, ha raggiunto una grandezza tale da renderla il più grande esodo umano dalla seconda guerra mondiale.

Il problema dei rifugiati sta toccando e interessando molti più paesi oltre a quelli direttamente coinvolti e distrutti dai conflitti: i paesi europei sono il primo porto d’approdo per chi fugge da Africa e Medio Oriente, gli Stati Uniti sono impegnati nel dibattito “open or closed borders” (confini aperti o chiusi) che coinvolge migranti Europei, Africani, Mediorientali, Messicani e Sudamericani; perfino la lontana Australia è stata costretta a coprire un ruolo in questo dibattito trovandosi a dover rispondere alle accuse di aver segregato centinaia di rifugiati in campi di detenzione isolati.

Insomma, questo problema ha avuto e continua ad avere una risonanza ed un impatto globali, tanto che il Comitato Olimpico Internazionale ha deciso, per la prima volta, di costituire e far partecipare un team di rifugiati alle competizioni di Rio 2016.

Chi fa parte del team?

Tutti i componenti del team dei rifugiati vengono da parti del mondo diverse e hanno una storia unica e triste alle loro spalle. Lo status dei dieci atleti che fanno parte della squadra è stato verificato dalle Nazioni Unite: tra le fila del team rifugiati si contano due nuotatori siriani, due judoka congolesi, cinque corridori del Sud Sudan e un maratoneta dell’Etiopia.

La strada che li ha portati a Rio è tortuosa e complicata, come quella della nuotatrice Yusra Mardini, la ragazza diciottenne in fuga dalla Siria distrutta dalla guerra assieme alla sorella è stata in grado di trascinare in salvo diciassette persone nuotando nel gelido mar Egeo in piena notte, dopo che il barcone su cui stavano compiendo la traversata verso le coste greche si è improvvisamente spento.

Una bandiera per unirli

Venendo da paesi diversi, i dieci atleti inevitabilmente parlano lingue differenti, hanno tradizioni e culture distinte e sarebbe stato impossibile far suonare l’inno nazionale e sventolare le bandiere di ogni paese durante la cerimonia iniziale.

La sera dell’inaugurazione, i rifugiati hanno sfilato sventolando la bandiera olimpica, ma ora hanno trovato di comune accordo un simbolo che li rappresenti e che racconti la loro storia. Hanno scelto una bandiera a sfondo arancione, tagliata da un’unica striscia nera, per ricordare il colore dei giubbotti salvagente che hanno dovuto indossare durante le loro traversate verso una vita migliore.

Un simbolo semplice che racconta la loro storia, e quella di altri milioni di persone che lasciano il loro paese di origine per sfuggire agli orrori della guerra: madri, padri, dottori, insegnanti, vecchi e bambini, quando indossano quel giubbotto sono indistinguibili uno dall’altro, sono tutti parte di una lotta comune e disperata su cui il team di rifugiati sta cercando di far brillare una luce nuova.

Il culto del caffè

Il culto del caffè ha origini italiane. Ogni italiano che si rispetti inizia la giornata con una tazzina fumante di caffè, che sia a casa o al bar, da soli o in compagnia. La pausa caffè scandisce i ritmi della giornata: appena svegli, metà mattina, dopo pranzo, metà pomeriggio, dopo cena.

Può essere, inoltre, una scusa per incontrarsi con amici e parenti, una pausa piacevole durante la giornata in cui sedersi, parlare, rilassarsi e ricaricare le batterie. Questa tradizione italiana è stata esportata in tutto il resto del mondo anche se, quando vanno all’estero, gli italiani spesso rimangono delusi dalle bevande (spacciate come caffè) che si ritrovano davanti. Per un italiano doc, il caffè annacquato all’americana è un pesante insulto alle tradizioni, così come tazzine di “caffè” che vengono fatte pagare 4 o 5 dollari.

Quanti tipi ne esistono?

Uno. La risposta a questa domanda è che l’unico vero caffè è l’espresso. Purtroppo, però, in giro si trovano tantissime imitazioni, più o meno buone.

L’aroma del caffè può variare a seconda della miscela e i modi in cui si può preparare la bevanda sono molteplici: il classico caffè in chicchi da macinare (o già macinato) deve oggi competere con le cialde, il caffè solubile, e le capsule. Oltre a queste diverse forme sotto cui il caffè si presenta, esistono anche diversi metodi con cui prepararlo: classica moka, macchina automatica, semi-automatica, a cialde di carta e a capsule.

Un’ulteriore elemento discriminatorio è la miscela di caffè utilizzata. Le due tipologie più diffuse in commercio sono la Coffea robusta e la Coffea arabica: tra le due, la seconda si presenta in chicchi più allungati ed è la tipologia più diffusa in commercio.

Dove si coltiva maggiormente?

Pur essendo una tradizione italiana, l’Italia non è tra i paesi produttori di caffè. Infatti, per poter crescere, le piantagioni di caffè hanno bisogno di spazi ampi e di un clima particolare: ovvero, caldo umido, con una temperatura media intorno ai 20 gradi e piogge frequenti. Per questo motivo, i principali produttori di caffè sono installati nelle zone tropicali e subtropicali di Asia, Africa e America.

Il processo di produzione del caffè è piuttosto lungo. Prima di arrivare a produrre il frutto da cui verrà separato il chicco di caffè, la pianta ha bisogno di almeno tre anni, anche se questo numero può variare leggermente a seconda dell’aera geografica.

Insomma, dietro alla tazzina di caffè di cui non possiamo fare a meno esiste un processo produttivo lungo e complesso che, purtroppo, spesso sfrutta la manodopera a basso costo delle zone più povere di Africa e America. Per questo motivo, informarsi sul sistema di produzione del caffè che beviamo è il modo più sicuro per assicurarsi che la nostra tradizione preferita non abbia un retrogusto amaro.

Cina: innovazione nei trasporti con l’autobus che passa sopra le auto

I problemi di congestione del traffico e di inquinamento non sono una novità, soprattutto quando si parla di città grandi e molto popolose come New York, Los Angeles, Sidney o Londra. Ma si sa, il grado di inquinamento raggiunto dalle città cinesi è di un altro livello.

I valori di smog nelle principali città cinesi sono tali da costringere la popolazione ad indossare mascherine protettive per evitare di inalare fumi tossici, e a questo problema si aggiunge la difficoltà di smaltire l’enorme mole di traffico che si accumula nelle strade.

Una soluzione innovativa, ma forse non estremamente efficace (e poi vedremo perché), è stata proposta alla rassegna tecnologica China Beijing International High-Tech Expo: il TEB, o Transit Elevated Bus.

Il Transit Elevated Bus

Il TEB è un autobus rialzato, più alto delle automobili, in grado di utilizzare lo spazio aereo per trasportare oltre 300 passeggeri alla volta e di passare sopra i veicoli che transitano regolarmente sulle strade. Questo autobus è alto 4,8 metri, lungo 22 e largo 7,8; ha una capacità pari a quella di 40 bus normali, sfrutta l’energia elettrica e si muove su dei binari.

Inoltre, la compagnia che l’ha progettato ha assicurato che i costi di produzione sono cinque volte inferiori a quelli necessari per costruire una rete metropolitana. Apparentemente il TEB sembrerebbe la soluzione ideale. Era già stata considerata l’idea di sfruttare lo spazio aereo per snellire il traffico sulle strade; infatti, proprio sulla base di questo principio era già stata creata una linea metropolitana aerea a Manhattan: la Roosevelt Island Tramway. Tuttavia, un autobus di questo tipo presenta delle complicazioni.

I problemi del TEB

Nonostante il design accattivante e l’innovativo tentativo di risolvere i problemi del traffico e dell’inquinamento in Cina, il Transit Elevated Bus ha lasciato molte persone perplesse.

Il principale problema legato alla struttura del TEB riguarda la sicurezza delle strade. Infatti, i veicoli sovrastati dall’autobus hanno poca, se non nulla, visibilità e gli spazi di manovra e i tempi di reazione degli automobilisti ne risentono.

Questo significa che le infrastrutture dovranno essere adattate e adeguate alle nuove necessità create dal Transit Elevated Bus. Cosa che avrà un costo non indifferente, nonché degli inevitabili limiti tecnici legati alla struttura stessa dell’autobus. Insomma, il TEB è una proposta innovativa e interessante, ma molti pensano che sia più una trovata propagandistica mirata ad incrementare il turismo e aumentare l’attenzione sulle potenzialità del mercato tech cinese.

Quale sarà il futuro del Transit Elevated Bus? Per ora non ci sono risposte certe, il primo prototipo ha effettuato il giro di prova e verrà presto testato sulle strade di Qinhuangdao, dopodiché in programma c’è la costruzione e l’inserimento nelle strade di altri quattro veicoli. Il tempo saprà darci delle risposte.

I peggiori investimenti della storia

Fare un investimento non è mai semplice, soprattutto quando si parla del settore high-tech, in continua evoluzione, dove la competizione è spietata e i rischi di fallire altissimi. Le storie dei personaggi di cui stiamo per parlare sono l’esempio concreto di investimenti sbagliati, forse i più sbagliati di sempre.

Alcuni di loro hanno poi avuto la loro rivincita, altri erano già ricchi e sistemati, ma ad altri ancora non sono mai più ricapitate delle opportunità simili e potrei scommetterci che ancora oggi si stanno mangiando le mani.

Cifre da capogiro

Avete mai pensato a come sarebbe la vostra vita se aveste 40 miliardi di dollari? Forse no, la cifra è troppo alta perfino per poter essere immaginata. Beh, Ronald Wayne, terzo co-fondatore della Apple, oggi si ritroverebbe in tasca proprio una cifra simile se nel 1976 non avesse venduto la sua quota del 10% per soli 800 dollari.

Non contento, rinunciò anche a tutti i crediti sulle proprietà per altri 1500 dollari. 2300 dollari contro 40 miliardi: impossibile da digerire. Sempre parlando di Apple, Nolan Bushnell, fondatore di Atari e figura di spicco nel mondo dei videogiochi, rifiutò di investire 50mila dollari per supportare la Apple.

Se l’avesse fatto, ora si ritroverebbe in mano un terzo della compagnia; considerando che la Apple è valutata 480 miliardi di dollari, si può dire che Bushnell abbia rinunciato a 160 miliardi di dollari.

Offerte rifiutate

Su consiglio del padre, Joe Green rifiutò l’offerta del suo coinquilino dell’epoca ad Harvard di lavorare insieme alla creazione di un sito web. Il coinquilino era Mark Zuckerberg, il sito web era Facebook. John Young, CEO della Hewlett-Packard nel 1970, dovette aver pensato che il suo giovane dipendente, Steve Wozniak, fosse quanto mai insistente nel suo tentativo di convincere i suoi superiori a produrre un nuovo PC di sua invenzione.

Il CEO stroncò tutti i cinque tentativi del giovane, il quale, allora lasciò la compagnia e, assieme a Steve Jobs, fondò la Apple. Quel nuovo PC è stato poi messo in commercio come Apple 1. Oltre a rifiutare le idee, c’è anche chi ha detto di no ad offerte economiche da capogiro. Kevin Rose, il fondatore di Digg, popolare sito di social bookmarking, ha venduto il suo sito alla Beatworks per 500mila dollari nel 2012. Qualche anno prima, il board della Digg aveva rifiutato un’offerta da 80 milioni di dollari.

Una storia simile è quella di Andrew Mason, fondatore di Groupon, che rifiutò i 6 miliardi di dollari offerti da Google per il suo sito. Mason decise invece di quotarlo in borsa, ma fece male i conti e venne licenziato nel 2013. Ad oggi Groupon ha una capitalizzazione di 5 miliardi, contro i 12 valutati al momento della quotazione in borsa.

Un nuovo lavoro: l’allontanatore di amanti

Spesso arrivano notizie curiose e controverse dalla Cina: il mondo e la cultura orientali sono tanto affascinanti quanto imprevedibili, perciò quando veniamo a conoscenza di qualche nuova stranezza o novità ormai non ci stupiamo più di tanto. L’ultima storia curiosa che arriva dal lontano Oriente è la nascita di un nuovo interessante lavoro: l’allontanatore di amanti.

Perché non divorziare invece?

Quando si scopre che il proprio coniuge ha un’amante ci sono molte possibili reazioni: liti, vendette, separazioni, riconciliazioni e divorzi, giusto per citarne alcune. In Cina, non succede nulla di tutto questo. Il servizio di allontanatore di amanti è rivolto esclusivamente alle mogli tradite ed esistono delle profonde ragioni sociali per cui una donna tradita possa voler scegliere questo tipo di soluzione piuttosto che affrontare direttamente il marito o chiedere il divorzio.

Innanzitutto, una donna cinese è generalmente piuttosto restia a chiedere il divorzio sia perché e molto costoso (e generalmente la donna è la parte debole della coppia nella società cinese), sia perché a livello sociale un divorzio è considerato un disonore. Probabilmente sapete quanto l’onore e l’integrità siano importanti nella mentalità orientale, perciò questa notizia non giunge nuova.

Per di più, tra i ceti più ricchi della popolazione cinese, avere un’amante è un vero e proprio status symbol per un uomo. Potersi vantare di essere in grado di mantenere economicamente sia moglie che amante è un modo come un altro per ostentare la propria ricchezza. Perciò, vedete come le mogli cinesi si trovino in una situazione delicata e complessa quando devono decidere come reagire ad un eventuale tradimento.

Come viene allontanata l’amante

Il servizio offerto dagli allontanatori di amanti agisce su due fronti: la moglie e l’amante. Prima di tutto, degli esperti si incaricano di fornire alla moglie consigli mirati e oculati per rendersi più attraente agli occhi del marito e riaccendere la passione e l’interesse nella vita di coppia. Allo stesso tempo, l’allontanatore vero e proprio si fa strada nella vita dell’amante: cerca di scoprirne abitudini e interessi, si iscrive alla stessa palestra, frequenta gli stessi locali, si fa casualmente trovare fuori da lavoro, insomma ne conquista la fiducia e, un po’ alla volta, l’allontana dal proprio amante.

A quanto pare, il tasso di successo di queste imprese sfiora il 90%. I casi affrontati non sono mai i più disperati, ma il 90% dà buone speranze sulle probabilità di riuscita. Ah, chiaramente il servizio non è gratis, anzi. Per avere i servigi di un allontanatore si parte dalla cifra base di 40.000 euro (300.000 yuan), prezzo che è destinato a salire qualora l’allontanamento richiedesse più tempo del previsto. Che sia una pratica destinata a durare e ampliarsi del tempo o che sia semplicemente una moda passeggera, la Cina non smette mai di stupirci con le sue curiosità e stranezze.

Dieta mediterranea anti-cancro

La dieta mediterranea ci viene invidiata e copiata in tutto il mondo per la varietà di colori e sapori, nonché per le ottime proprietà nutritive degli alimenti utilizzati. Ma secondo un articolo pubblicato dall’European Journal of Cancer Prevention, basato su uno studio condotto all’Università del Sacro Cuore da Stefania Boccia e Gabriella Cadoni del Policlinico A.

Gemelli, c’è un altro motivo per cui la dieta mediterranea sarebbe tra le migliori al mondo: pare che abbia effetti benefici per quanto riguarda l’insorgenza di tumori a testa e collo.

Lo studio

I tumori tra testa e collo si sviluppano principalmente a livello di faringe, laringe e bocca e sono tra i più diffusi, almeno in Italia. Lo studio ha dimostrato che solo nel 2015 in Italia sono stati diagnosticati più di 9200 nuovi casi con una proporzione di 4 a 1 tra uomini e donne.

Ciò significa che, dopo il tumore alla prostata, al polmone, al colon retto e alla vescica, il cancro alla testa o al collo è la patologia che colpisce più frequentemente gli uomini. Tra le cause principali ci sono il consumo di alcol e il fumo, ma, a quanto pare, la dieta mediterranea può aiutare a combattere e prevenire questo particolare tipo di tumore. Vediamo perché.

La ragione principale dietro a questo effetto benefico della dieta mediterranea è l’equilibrio tra gli alimenti. Infatti, questo tipo di alimentazione prevede il consumo quotidiano di frutta, verdura, cereali, legumi, latte, yogurt e olio di oliva, il consumo frequente di pesce e carni bianche, e un consumo moderato di carne rossa e dolci (senza dimenticare il consumo moderato di vino durante i pasti).

Lo studio condotto dalle ricercatrici dell’Università del Sacro Cuore ha dimostrato, sulla base dell’analisi di 500 soggetti affetti da tumore a testa o collo e 400 soggetti sani, le persone che seguono più fedelmente la dieta mediterranea hanno un rischio di manifestare uno di questi tumori del 50% inferiore agli altri individui.

La cottura conta

Lo chef Alessandro Circiello ha commentato lo studio pubblicato sull’European Journal of Cancer Prevention affermando che si, la dieta mediterranea ha ottime proprietà che permettono di prevenire tumori, ma che la modalità di cottura degli alimenti propri di questa dieta fa la differenza.

Per esempio, lo chef sottolinea come il broccolo (alimento chiave della dieta mediterranea) perda l’80% delle sue proprietà nutritive se cucinato in padella e il 70% se bollito. Ciriciello suggerisce che per mantenere intatti i valori nutrizionali di questa verdura è consigliato cucinarla in padella prima a fiamma moderata e poi a fiamma alta per qualche minuto.

Lo stesso principio vale per molti altri alimenti, bastano piccoli semplici accorgimenti per migliorare la nostra dieta e diminuire notevolmente il rischio di patologie serie e pericolose.

Miracoli della tecnologia: la valigia robot

Le innovazioni tecnologiche e robotiche stanno conquistando tutti gli aspetti della quotidianità, con un particolare recente interesse per l’ambito turistico. Sono stati infatti progettati robot e umanoidi che sono stati impiegati a bordo di navi da crociera e alla reception di alberghi.

Se tutta quest’avanguardia e robotizzazione possono spaventarci, l’invenzione di cui parleremo oggi ci farà, invece, tirare un sospiro di sollievo. Vi è mai capitato di essere in aeroporto e non sapere come trasportare tutti i vostri bagagli?

O di scendere dall’aereo o dal treno e dover camminare per dover raggiungere il vostro albergo appesantiti e rallentati da tutte le valigie? Alex Libman, fondatore dell’azienda israeliana Nua Robotics, ha ideato proprio la soluzione adatta a questo tipo di problemi: la valigia robot in grado di seguire il proprietario ovunque vada.

Avere il bagaglio al seguito

La valigia robot è in grado di seguire gli spostamenti del proprietario grazie ad un collegamento bluetooth con lo smartphone del viaggiatore. Il robo-trolley è dotato, inoltre, di una telecamera incorporata che gli permette di evitare gli ostacoli sul suo percorso e di non intralciare il traffico o creare caos andando a scontrarsi con persone e valigie.

Inoltre, Libman ha previsto ogni evenienza: la valigia è dotata di un potente allarme che scatta immediatamente qualora qualche malintenzionato cercasse di rubarla, e se si dovesse perdere (alternativa possibile nei gate affollati degli aeroporti) è in grado di inviare dei segnali direttamente allo smartphone del proprietario indicando la propria posizione. Ultimo ma non ultimo, lo smart trolley dà anche la possibilità di poter ricaricare lo smartphone in qualsiasi momento, senza bisogno di trovare una presa elettrica.

Limitazioni

Quest’invenzione è estremamente recente e ancora in via di perfezionamento. Il design è da rifinire e, per ora, la valigia è in grado di seguire il proprietario solo su superfici pianeggianti e a distanza ravvicinata. L’inventore stesso ha affermato che il modello appena uscito è solamente un prototipo e che indagini di mercato più approfondite riveleranno le probabilità di successo del robo-trolley.

C’è da dire che un’invenzione del genere, se prodotta su larga scala, potrebbe facilmente incontrare il favore delle masse se i prezzi non dovessero essere proibitivi. Si sa, le nuove generazioni coccolate e impigrite dagli agi prodotti dalle innovazioni tecnologiche accolgono a braccia aperte qualsiasi novita’ che permetta loro di evitare gli sforzi.

Ma lo smart trolley potrebbe essere un aiuto concreto e necessario per persone più anziane o con limiti fisici che impediscono loro di portare carichi pesanti e che potrebbero, in questo modo, aumentare la propria autonomia. E perché’ no, se questo tipo di tecnologia dovesse prendere piede, potrebbe essere utilizzata anche in altri contesti come il carrello della spesa o dispositivi e apparecchiature per persone disabili.

Investire in Italia nel 2016

Il 2016 è appena oltre la metà e il numero di notizie shoccanti e preoccupanti non fa che aumentare: crisi economica, Brexit, attacchi terroristici, ISIS, rifugiati, Siria, kamikaze, elezioni presidenziali in America, e chi più ne ha più ne metta. Insomma, il 2016 non è stato, almeno per ora, un anno da ricordare. Ma si sa, la vita va avanti ed ognuno, giustamente, deve preoccuparsi del proprio futuro, della propria famiglia e del proprio benessere.

Per questo motivo, è importante mantenersi informati sulle condizioni dell’economia italiana, sull’andamento di borse e mercati e sugli investimenti più azzeccati da fare in un periodo così delicato e complesso. In questo articolo, riassumiamo i punti principali di un’intervista che Aldo Varenna (private banker e presidente dell’European Financial Planning Association in Italia dal 2014) ha rilasciato recentemente, dando alcuni semplici consigli su cosa fare e cosa evitare per investire in sicurezza nel 2016.

Il ruolo del consulente finanziario

Aldo Varenna ha sottolineato l’importanza di rivolgersi ad un consulente competente e affidabile che sia in grado di suggerirvi la soluzione più semplice e sicura per investire i vostri risparmi. Diversamente dal passato, il mercato subisce forti oscillazioni quotidianamente; per questo motivo, il piano di investimenti dovrebbe essere dinamico e flessibile per poter tenere il passo e attutire gli urti causati dai cambiamenti degli andamenti delle Borse.

Nonostante l’incertezza di questi tempi, il presidente di Efpa Italia sostiene che il tempo dei risparmiatori sia finito, e che sia più importante che mai investire, cercando, chiaramente, di azzeccare quantità classe e tipologia dell’investimento.

Cosa evitare

Se non siete pratici, è meglio affidarsi alle mani più esperte di consulenti e private bankers; tuttavia, è bene avere un’idea personale e una conoscenza base per evitare di prendere grosse fregature. Un primo ammonimento va contro i titoli singoli: l’andamento attuale del mercato rende più sicura una differenziazione del rischio, almeno per chi non sia un vero e proprio esperto del settore.

Varenna mette in guardia anche contro i costi occulti che potrebbero essere presenti in obbligazioni o prodotti assicurativi: se il costo dovesse essere superiore a 1,5% bisogna prestare molta attenzione per evitare di aumentare i rischi. Infine, il presidente di Efpa Italia consiglia di tenersi alla larga da obbligazioni che potrebbero contenere spiacevoli sorprese come bond perpetui (possono essere richiamati dagli istituti dopo anni perché non contengono date di scadenza) e Coco bond (o contingent convertible bond).

Il mondo della finanza è pieno di imprevisti e i rischi sono sempre alti, soprattutto oggigiorno. Tuttavia, mantenere il capitale fermo può essere altrettanto rischioso. È perciò importante mettersi nelle mani di consulenti affidabili e competenti, qualche piccolo accorgimento, come quelli di cui abbiamo parlato qui, sarà sufficiente per capire se fidarvi o meno.