Il culto del caffè

Il culto del caffè ha origini italiane. Ogni italiano che si rispetti inizia la giornata con una tazzina fumante di caffè, che sia a casa o al bar, da soli o in compagnia. La pausa caffè scandisce i ritmi della giornata: appena svegli, metà mattina, dopo pranzo, metà pomeriggio, dopo cena.

Può essere, inoltre, una scusa per incontrarsi con amici e parenti, una pausa piacevole durante la giornata in cui sedersi, parlare, rilassarsi e ricaricare le batterie. Questa tradizione italiana è stata esportata in tutto il resto del mondo anche se, quando vanno all’estero, gli italiani spesso rimangono delusi dalle bevande (spacciate come caffè) che si ritrovano davanti. Per un italiano doc, il caffè annacquato all’americana è un pesante insulto alle tradizioni, così come tazzine di “caffè” che vengono fatte pagare 4 o 5 dollari.

Quanti tipi ne esistono?

Uno. La risposta a questa domanda è che l’unico vero caffè è l’espresso. Purtroppo, però, in giro si trovano tantissime imitazioni, più o meno buone.

L’aroma del caffè può variare a seconda della miscela e i modi in cui si può preparare la bevanda sono molteplici: il classico caffè in chicchi da macinare (o già macinato) deve oggi competere con le cialde, il caffè solubile, e le capsule. Oltre a queste diverse forme sotto cui il caffè si presenta, esistono anche diversi metodi con cui prepararlo: classica moka, macchina automatica, semi-automatica, a cialde di carta e a capsule.

Un’ulteriore elemento discriminatorio è la miscela di caffè utilizzata. Le due tipologie più diffuse in commercio sono la Coffea robusta e la Coffea arabica: tra le due, la seconda si presenta in chicchi più allungati ed è la tipologia più diffusa in commercio.

Dove si coltiva maggiormente?

Pur essendo una tradizione italiana, l’Italia non è tra i paesi produttori di caffè. Infatti, per poter crescere, le piantagioni di caffè hanno bisogno di spazi ampi e di un clima particolare: ovvero, caldo umido, con una temperatura media intorno ai 20 gradi e piogge frequenti. Per questo motivo, i principali produttori di caffè sono installati nelle zone tropicali e subtropicali di Asia, Africa e America.

Il processo di produzione del caffè è piuttosto lungo. Prima di arrivare a produrre il frutto da cui verrà separato il chicco di caffè, la pianta ha bisogno di almeno tre anni, anche se questo numero può variare leggermente a seconda dell’aera geografica.

Insomma, dietro alla tazzina di caffè di cui non possiamo fare a meno esiste un processo produttivo lungo e complesso che, purtroppo, spesso sfrutta la manodopera a basso costo delle zone più povere di Africa e America. Per questo motivo, informarsi sul sistema di produzione del caffè che beviamo è il modo più sicuro per assicurarsi che la nostra tradizione preferita non abbia un retrogusto amaro.