I peggiori investimenti della storia

Fare un investimento non è mai semplice, soprattutto quando si parla del settore high-tech, in continua evoluzione, dove la competizione è spietata e i rischi di fallire altissimi. Le storie dei personaggi di cui stiamo per parlare sono l’esempio concreto di investimenti sbagliati, forse i più sbagliati di sempre.

Alcuni di loro hanno poi avuto la loro rivincita, altri erano già ricchi e sistemati, ma ad altri ancora non sono mai più ricapitate delle opportunità simili e potrei scommetterci che ancora oggi si stanno mangiando le mani.

Cifre da capogiro

Avete mai pensato a come sarebbe la vostra vita se aveste 40 miliardi di dollari? Forse no, la cifra è troppo alta perfino per poter essere immaginata. Beh, Ronald Wayne, terzo co-fondatore della Apple, oggi si ritroverebbe in tasca proprio una cifra simile se nel 1976 non avesse venduto la sua quota del 10% per soli 800 dollari.

Non contento, rinunciò anche a tutti i crediti sulle proprietà per altri 1500 dollari. 2300 dollari contro 40 miliardi: impossibile da digerire. Sempre parlando di Apple, Nolan Bushnell, fondatore di Atari e figura di spicco nel mondo dei videogiochi, rifiutò di investire 50mila dollari per supportare la Apple.

Se l’avesse fatto, ora si ritroverebbe in mano un terzo della compagnia; considerando che la Apple è valutata 480 miliardi di dollari, si può dire che Bushnell abbia rinunciato a 160 miliardi di dollari.

Offerte rifiutate

Su consiglio del padre, Joe Green rifiutò l’offerta del suo coinquilino dell’epoca ad Harvard di lavorare insieme alla creazione di un sito web. Il coinquilino era Mark Zuckerberg, il sito web era Facebook. John Young, CEO della Hewlett-Packard nel 1970, dovette aver pensato che il suo giovane dipendente, Steve Wozniak, fosse quanto mai insistente nel suo tentativo di convincere i suoi superiori a produrre un nuovo PC di sua invenzione.

Il CEO stroncò tutti i cinque tentativi del giovane, il quale, allora lasciò la compagnia e, assieme a Steve Jobs, fondò la Apple. Quel nuovo PC è stato poi messo in commercio come Apple 1. Oltre a rifiutare le idee, c’è anche chi ha detto di no ad offerte economiche da capogiro. Kevin Rose, il fondatore di Digg, popolare sito di social bookmarking, ha venduto il suo sito alla Beatworks per 500mila dollari nel 2012. Qualche anno prima, il board della Digg aveva rifiutato un’offerta da 80 milioni di dollari.

Una storia simile è quella di Andrew Mason, fondatore di Groupon, che rifiutò i 6 miliardi di dollari offerti da Google per il suo sito. Mason decise invece di quotarlo in borsa, ma fece male i conti e venne licenziato nel 2013. Ad oggi Groupon ha una capitalizzazione di 5 miliardi, contro i 12 valutati al momento della quotazione in borsa.